Araldica del Foulard

L'AQUILA SULLA RUOTA:

"..di nero e d'argento, caricato di uno scudo d'azzurro all'aquila d'argento, imbeccata e membrata d'oro, linguata ed armata di rosso, sorante d'argento su una ruota di rosso ad otto raggi"

L' aquila d'argento ha il becco e le zampe d'oro e la lingua e gli artigli rossi; è il più nobile degli uccelli, simbolo di nobiltà, di natali, di gloria, grandezza d'animo, forza, potenza, valore, prudenza, strategia, vittoria, monarchia e dignità ereditati da una sola persona.

La ruota ad otto raggi smaltata di rosso è il simbolo della Fortuna, della mutabilità e del favore. Il rosso è il colore più nobile del blasone; racchiude e trasmette i significati di forza ed ardore in amore, nella religione, in guerra ed in politica; è il colore del fuoco e del sangue, ma anche della generosità d'animo e della giustizia. Solo i Sovrani potevano concedere ad altri, per altissimi meriti, il privilegio di fregiarsene ne l'arme: così sembra essere stato per la nostra Ruota, inizialmente d'oro. La ruota d'oro, dal significato solare e positivo, sia divenuta la “ruota di rosso" grazie alla vittoria di Alfonso I d'Este contro la flotta veneziana nella famosa battaglia della Polesella (1512) e che l'aquila estense vi sia stata posta sopra quasi in atteggiamento di afferrare con gli artigli la tanto instabile Fortuna come la si vede campeggiare su una delle possenti torri del Castello e, verosimilmente, ad esso coeva.

Anteriore di oltre cent'anni a quella sul Castello, però, possiamo ammirare un'aquila su una ruota a sei raggi scolpita sul sarcofago di Costanza d'Este, figlia di Rinaldo d'Este figlio a sua volta di quell'Azzo VII Novello che, nel 1259, portò Ferrara al sicuro dall'egemonia degli Ezzelini. Proprio la vittoria di Azzo VII Novello e la conquistata certezza della libertà dal giogo e dalla tirannide degli Ezzelini sono state occasione dell'origine delle prime gioiose corse al Palio che, ripetendosi puntualmente ogni anno per ricordare quell'avvenimento, vennero istituzionalizzate e regolamentate negli Statuti della Città di Ferrara (1279).

"cerchio d'oro sostenente 5 gigli di Francia , 8 intorno".

La corona è impreziosita da un giro di pietre preziose (rubini, smeraldi, zaffiri) e di perle.

 

TRIREGNO e CHIAVI DEL PONTEFICE:

"una d'oro ed una d'argento, decussate [in croce di Sant'Andrea] con le anelle e gli ingegni caricati di una croce rivolti verso il basso, legate da un cordone d'oro passante nelle anelle".

Nell'angolo sottostante è “l' arme papale in campo di rosso” con la corona papale o triregno: è una berretta d'argento, alta ed ovale, contornata di tre corone d'oro e munita di due infule pendenti, è il simbolo del "vicariato della Chiesa".

Gli Estensi ebbero accordato il privilegio di porre l'arma pontificia sul proprio stemma grazie a Nicolò II che si dimostrò forse il più attivo tra i Signori italiani ed i Vassalli della Chiesa nel cercare di convincere Papa Urbano V a riportare la sede pontificia a Roma dalla "cattività di Avignone”.

Sono simbolo di San Pietro, Vicario di Cristo sulla Terra e rappresentano la giurisdizione del Papa sul mondo cristiano. Queste che abbiamo raffigurate e descritte sono le Chiavi dell'Araldica classica, così come appaiono in quasi tutti gli stemmi estensi; quelle che furono concesse a Borso in occasione della sua elevazione a Duca di Ferrara, avvenuta in Vaticano, nella Basilica di San Pietro il 14.04.1471, lunedì di Pasqua, ed officiata da Papa Paolo II.

 

ROSA D'ORO: 

Veniva donata dal Papa nella quarta Domenica di Quaresima (detta Domenica della Rosa o Domenica Rosata) a Nobili e Signori che si erano particolarmente distinti a favore della Fede e/o della politica papale.
Nel 18.05.1452 Federico III, Imperatore del Sacro Romano Impero, consegnò a Borso il diploma d'investitura a Duca di Reggio e Modena e Conte di Rovigo con l'uso di due nuovi stemmi riservati però solo al regnante ed ai suoi successori. Questo voleva significare il passaggio dalla Signoria al Principato su questi territori.

 

GIGLI DI FRANCIA:

"d' oro in campo d'azzurro alla bordura indentata d'oro e di rosso; ordinati due e uno".

I Gigli di Francia entrano nello stemma d' Este con il Marchese Nicolò III nel 1431, per privilegio concesso da Carlo VII, Re di Francia. Concessione puramente onorifica.
Originariamente il numero dei gigli non era definito e si tendeva a ricoprire,con essi, l'intero campo dello scudo ("seminato di Francia" ). Dal 1364 presero a comparire sullo stemma in numero di tre, due sopra e uno sotto, ma sempre senza alcun significato se non quello di essere il numero minimo da porre su uno scudo: soltanto più tardi i tre gigli vennero intesi come un riferimento alla Santissima Trinità.

 

AQUILA IMPERIALE:

"aquila bicipite di nero in campo d'oro, a volo abbassato, membrata, rostrata e coronata del campo, linguata di rosso ed unghiata di nero".

Significa aquila a due teste, di colore nero, con le ali semiaperte, con zampe e corona dello stesso smalto del campo, la lingua è rossa e gli artigli sono neri.
È una figura chimerica, simbolo di regalità era l'arma propria dell'Imperatore; l'averla ricevuta in concessione significava aver ricevuto il massimo ed il più ambito, degli onori.

 

CONTEA DI ROVIGO:

"partito d' oro e d' azzurro, all'aquila bicipite di nero a volo abbassato sull'oro e d' argento sull'azzurro; imbeccata, membrata e coronata d' oro, armata di nero nella prima, linguata e armata di rosso nella seconda".

Significa: scudo diviso verticalmente in due metà; la prima, la destra, smaltata d'oro con metà del-l'aquila imperiale così come già descritta; la seconda smaltata di azzurro con metà dell'aquila estense così come descritta parlando dell'arma della nostra Contrada. Entrambe le aquile hanno becco e zampe d'oro, ed anche la corona che le sovrasta è d'oro. L'aquila imperiale qui riprodotta è linguata di nero.

 

RUOTA D'ORO ed ELMI:

In opposizione all'arma della Contrada è riprodotta la ruota d'oro, trattenuta da catene d'oro, sovrastata da un nastro d'azzurro con il motto "WOR BAS". L'oro rappresenta il sole e tutto quanto di più bello e positivo si possa trovare in ogni scienza, sia essa religiosa, politica, militare, filosofica, etica o temporale. Le catene esprimono il tentativo dell'uomo di trattenere a sé tutto quanto, di positivo e sublime, si trovi negli ideali più alti espressi dalla ruota d'oro. Racchiudono il duplice significato di legame familiare e di unione di affetti. Le catene partono da due elmi pentolari, ovvero da torneo, chiusi:

Il primo elmo ha come cimiero una testa d'aquila che sovrasta la corona marchionale e nella parte posteriore il caratteristico lambrecchino costellato dalle lettere in oro "AL" legate.

Il secondo elmo è caratterizzato da una testa d'aquila crestata posata sul cercine chiuso a circondare la sommità dell'elmo e dal lambrecchino, che mostra i caratteristici fiocchetti dell'ermellino, la più pregiata delle pellicce, trattenuti da barrette d'oro.

  Sotto i lambrecchini trovano risalto due piccoli scudi da torneo smaltati d'azzurro, bordati di rosso e caricati dell'aquila estense. Si vuole che i due elmi simboleggino i due fratelli Alberto V e Nicolò II d'Este associati nel governo.

“Wor Bas” è il motto, o grido d'arma, della Casa d'Este. Deriva dal longobardo, primitiva origine della casata, ed equivale al nostro: “sempre meglio, più oltre”. Forse è la chiave di lettura per il significato della Ruota.

 

PROFILI GOTICI:

Agli angoli dei quarti "di nero e d'argento", ripetono gli ornamenti "a bifora" delle cornici marmoree delle finestre della primitiva residenza ducale ora Residenza Municipale.

 

 

 

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