Mercoledì, 27 Febbraio 2013 00:00

Un lungo abbraccio per l'amico Massimo

Articolo tratto da: La Nuova Ferrara del 27/02/2013  ed. Nazionale  p. 20  

Chiesa di Pontegradella gremita per l'ultimo saluto a "Maci" Malaguti: «Un esempio di umanità per chi gli stava vicino»

di Davide Bonesi Una folla. D'altronde era immaginabile. La chiesa di Pontegradella non poteva contenere i tanti che hanno avuto la fortuna di conoscere "Maci". Due mondi si sono dati appuntamento per l'ultimo saluto, quello del calcio e quello del Palio. Perché queste due passioni erano la vita di Massimo Malaguti, che ci ha lasciato ad appena 56 anni dopo due anni di malattia. Una vita, parole sue citate dall'amico Gabriele Mantovani, "piena di belle cose e tante soddisfazioni". Perché "Maci" era questo, capace di vedere soltanto il lato migliore delle cose, sempre con il sorriso sulla faccia ed una grandissima umanità. Si diceva una folla: chiesa piena, così come era pieno l'ampio piazzale antistante. I santini sono terminati ben presti ed il libro delle firme non sarà più utilizzabile per altre cerimonie, visto il numero di persone che hanno voluto testimoniare la propria presenza. Impossibile elencare tutti i presenti. Il calcio era rappresentato da ex calciatori, dirigenti e allenatori di gran parte delle società ferraresi. Poi c'erano loro, i suoi "ragazzi", di tutte le classi, perché in vent'anni di carriera di istruttore (come sottolineato da Paolino Marchesini) ha "insegnato" a tantissimi aspiranti giocatori. E, come ha detto Marchesini alla fine della cerimonia funebre, "se non avrai cresciuto campioni, di certo hai aiutato tante famiglie a crescere dei bravi ragazzi". Poi l'altro mondo di "Maci", il Palio, con tutti i gonfaloni delle contrade all'interno della chiesa, numerosi contradaioli e Santo Spirito (il rione di Massimo) al gran completo, con le bandiere chiuse e sfoderate al passaggio della bara. Presenti pure il presidente dell'Ente Palio, Giambaldo Perugini, e l'assessore Aldo Modonesi. Addirittura è intervenuto uno sbandieratore di Padova, arrivato appositamente per rendere omaggio ad un caro amico. Durante l'omelia il parroco, don Giacomo, ha sottolineato alcuni tratti caratteristici di Massimo: «L'avevo conosciuto di recente, ma tanto mi è bastato per capirlo. Aveva sempre il sorriso e trasmetteva grande forza a chiunque parlasse con lui, nonostante la malattia. Mi sono domandato cos'aveva nel cuore Massimo, la risposta è sicuramente una grande fede. E con chiunque ho parlato di lui la parola più utilizzata per descriverlo era umanità. Caro "Maci", la tua società era la Dribbling, ti auguriamo di fare quest'ultimo dribbling per varcare le porte della vita ultraterrena». Al termine della cerimonia funebre il primo lungo applauso. A cui sono seguiti gli altri per i toccanti ricordi di Marchesini, presidente della Dribbling affiancato dai piccoli calciatori, e "Mandula" Mantovani, massaro del rione Santo Spirito. Quest'ultimo ha letto anche alcuni messaggi di giovani amici di "Maci" ed alcuni recenti scritti dallo stesso Massimo. In uno di questi, oltre ad accennare la malattia, si diceva felice per il figlio Andrea che aveva trovato un lavoro e vinto una gara di sbandieratori. Aveva scritto ancora ad inizio febbraio, quando il destino per lui era ormai deciso: ma la forza per sorridere per la moglie Silvia e gli amici c'era ancora... ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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